In questa sezione del sito, sono elencate molte delle tantissime domande possibili riguardanti un delicatissimo e complesso argomento finanziario, che è il mutuo. A partire dalla definizione di mutuo come contratto, troverete chiarimenti su tutti i dubbi più comuni e non, che pervengono alla mente nel momento in cui si ha a che fare con un istituto di credito in fase di richiesta di finanziamento. Buona lettura.
Il mutuo è un contratto vero e proprio che si stipula per la compravendita di un bene, che solitamente si configura come un immobile. Il mutuo può servire anche al finanziamento di lavori di carattere oneroso come la ristrutturazione di una casa o di un edificio qualsiasi. Il mutuo coinvolge sempre due parti: il mutuante e il mutuatario. Quest’ultimo è la parte che riceve il finanziamento e che si impegna a restituire con gli interessi la somma di denaro prestatagli per i suddetti scopi. Il mutuo può essere oneroso o a titolo gratuito. Nel caso del mutuo a titolo gratuito, il mutuatario deve corrispondere al mutuante soltanto il bene o la somma di denaro che gli è stata prestata. Nel caso di un prestito oneroso, invece, è obbligatorio corrispondere anche gli interessi. Solitamente, il 90% dei mutui sono a carattere oneroso.
Il mutuante è nella maggioranza dei casi un istituto di credito. Nel giorno della compravendita, il notaio deve redigere due documenti: uno è detto rogito e attesta il trasferimento della proprietà da una parte all’altra. L’altro è un atto di mutuo immobiliare che mostra il piano d’ammortamento.
La scelta di un tipo di tasso piuttosto che di un altro è molto soggettiva e meramente dipendente dalle esigenze e disponibilità del mutuatario. E’ da specificare che il tasso fisso ha dei vantaggi e degli svantaggi così come il tasso variabile. Il tasso fisso non varia mai anche dinanzi al diverso andamento del mercato finanziario. L’oscillazione dell’indice finanziario di riferimento non avrà alcuna conseguenza sul tasso di interesse da pagare sulla restituzione della rata mensile. E questo rappresenta un enorme vantaggio. Tuttavia nel tasso variabile, dal momento in cui il tasso varia a seconda dell’andamento del mercato riferito al periodo previsto per il pagamento della rata, è possibile che a volte il tasso sia oneroso e che altre invece sia veramente basso.
Il vantaggio principale tuttavia risiede nel fatto che gli importi iniziali sono molto più contenuti rispetto al tasso fisso. Dunque il tasso variabile è sempre un vantaggio, eccezion fatta nel caso in cui l’Euribor cresca in maniera significativa nel corso del tempo. Inoltre le banche possono prestare denaro ad un costo sensibilmente inferiore con un tasso variabile.
Se si è mutuatari aventi un reddito tale da permettere un rischio medio, in grado di affrontare un leggero rialzo, è più conveniente optare per il tasso variabile. Tuttavia in caso diverso, il tasso fisso assicura di dover pagare sempre la stessa rata e di non dover quindi affrontare sorprese cui non si ha la sicurezza di far fronte.
Questa opzione consiste in una trattiva in cui nel contratto il mutuatario di un contratto di mutuo cede al mutuatario interessato all’acquisto dell’immobile le obbligazioni assunte in origine del finanziamento. In pratica, quando si decide di acquistare un bene immobiliare in cui esiste già un mutuatario si assumono gli obblighi finanziari. I soggetti coinvolti nella trattativa sono l’intestatario originario del bene che viene definito “accollato“; l’accollante che è il soggetto che subentra e infine la banca o l’istituto di credito che finanzia.
Il mutuo in questione non è ancora estinto dal primo mutuatario; la banca ha ipotecato l’immobile e il secondo soggetto di impegna a rimborsare il finanziamento al posto del primo mutuatario, divenendo dunque il mutuatario principale. In pratica questo soggetto subentra nelle obbligazioni del primo contraente del mutuo, assumendosi la responsabilità di onerare alle rate mancanti.
Quando l’accollante, e quindi il soggetto subentrante, non può fornire garanzie sufficienti, si ha un accollo cumulativo e cioè una trattativa in cui l’accollato è comunque obbligato ad assolvere al debito nel caso in cui il secondo soggetto risulti insolvente nei confronti della banca.
Quando invece si ha un accollo liberatorio, l’accollato viene esonerato totalmente da qualsiasi obbligo. Debiti, rimborsi e oneri sono direttamente attribuiti al soggetto che subentra.
In una trattativa del genere, il soggetto che subentra è esonerato da tantissime spese iniziali come le spese di istruttoria, la perizia, le spese notarili, eventuali spese legate all’estinzione dell’ipoteca ecc..
Le analisi iniziali che prevedono un costo abbastanza ingente sono già state affrontate e il procedimento si snellisce non poco. Se si decide dunque di accollarsi un mutuo, è consigliabile procedere in una prima verifica dei pagamenti: assodare che tutti i pagamenti fino a quel momento siano stati versati e che sia tutto in regola per evitare di accollarsi anche eventuali ritardi o debiti che inevitabilmente, soprattutto in caso di accollo liberatorio, ricadrebbero sul soggetto accollatario.
La banca chiede sempre delle garanzie al soggetto che chiede l’accensione di un mutuo. Questa pratica serve ad ottenere una tutela e a conoscere la situazione creditizia del mutuatario. Il lavoro, per esempio, è un importantissima garanzia. Un contratto con busta paga e a tempo indefinito mette la banca al sicuro da possibili insolvenze. La banca, in qualità di mutuante, può chiedere tante tipologie di garanzia per sottoscrivere un contratto di mutuo garantito. Le più comuni sono:
- L’ipoteca sull’immobile
- La polizza assicurativa
- I tassi di mora
- La fideiussione
L’ipoteca sul bene immobiliare è la forma più diffusa di garanzia. Si utilizza nel caso di compravendita di un immobile o nel caso di una ristrutturazione. L’ipoteca è un diritto reale di garanzia, come stabilito dalla legge. Se il soggetto mutuatario dovesse risultare insolvente alla rate previste per ottemperare al rimborso, la banca ha il diritto di prendere possesso del bene su cui è stata posta l’ipoteca. Questo verrà poi messo all’asta per ricavare la somma necessaria all’ottenimento della somma erogata precedentemente.
L’ipoteca può essere cancellata se il mutuo viene estinto prima del tempo previsto dal contratto sottoscritto alla Conservatoria Immobiliare. Si tratta di un tempo legale che ha durata vent’anni. La cancellazione può anche essere richiesta prima di questo tempo se si ha la necessità di dover vendere l’immobile ad un terzo soggetto.
Oltre all’ipoteca l’istituto mutuante potrebbe richiedere altre garanzie,la più frequente è la fideiussione.
Nel caso della fideiussione il creditore richiede che sia una terza persona a fare da garante per il soggetto mutuatario. La stipula deve avvenire tra il creditore ed il fideiussore, solitamente un familiare del debitore che si assume le responsabilità nel caso di inadempimento, e deve essere scritta.
Se il debitore non dovesse pagare le rate previste sarebbe il fideiussore a dover estinguere il debito.
Le polizze assicurative rientrano tra le garanzie opzionabili e possono essere di diversa natura. La polizza assicurativa sulla vita tutela l’istituto di credito dall’eventuale decesso del mutuatario. Il mutuatario che decide di stipulare una polizza sulla vita tutela anche i propri familiari dall’onere di dover estinguere il proprio debito. Inoltre è possibile stipulare la polizza assicurativa incendio e scoppio con cui si tutelano le parti contraenti da eventuali incidenti come esplosione e incendi. La banca può chiedere una polizza multi rischi che comprende un’assicurazione multipla che copre diversi casi come morte, malattia, incendio e tutti gli altri danni causati da enti di forza maggiore.
E’ da precisare che le polizze assicurative non sono obbligatorie e non tutti gli istituti di credito chiedono al mutuatario tali garanzie. Alcune banche includono nel contratto alcune di queste polizze, ma sono comunque facoltative e il mutuatario può scegliere se farne affidamento o meno.
Il costo delle polizze è variabile e dipende strettamente dal valore dell’immobile. Più il valore dell’immobile è alto, maggiore sarà il costo della polizza.
Il tasso di mora è una somma di denaro che viene chiesta dal mutuante al mutuatario in caso di ritardo nel pagamento di una o più rate. Questo tasso si attiva automaticamente e non è una richiesta scritta o formale da parte della banca. Dal momento in cui si supera la scadenza di una rata si hanno circa 30 giorni di tempo per provvedere al risanamento del debito per evitare che scattino gli interessi di mora. Di fatti, superato il 30° giorno fino al 180° giorno, il beneficiario del finanziamento viene dichiarato moroso, vedendosi attribuire oltre agli interessi fisiologici anche quelli di mora. Questo tasso rappresenta una fonte di risarcimento danni a beneficio della banca che non ha ricevuto il pagamento come stabilito dal piano d’ammortamento. Occorre fare molta attenzione a questi tassi, poiché maturano e si moltiplicano giorno dopo giorno a partire dalla data di scadenza del pagamento.
Estinguere un mutuo prima del tempo è un’alternativa che può essere presa in considerazione poiché prevista dalla legge. Tuttavia è bene precisare che si tratta di una procedura abbastanza costosa. L’istituto finanziario infatti perderebbe il gudagno derivante dal pagamento degli interessi; per cui è possibile estinguere il mutuo previo pagamento di una penale che corrisponde ad una percentuale variabile, compresa tra l’1% e il 4% applicata sul debito residuo. Naturalmente se mancano poche rate per l’estinzione del debito, questa opzione può anche essere presa in considerazione; ma al contrario, l’importo della sanzione sarebbe davvero cospicuo.
Generalmente le banche non finanziano il 100% del valore immobiliare di una casa. Il Loan to value corrisponde sempre ad un valore compreso fra 50 e 80% e mai al 100%. Perché?
I motivi sono facilmente intuibili: per le banche è rischioso concedere una copertura pari al 100% del valore immobiliare effettivo. La maggior parte dei clienti che chiedono un mutuo, sono giovani appena entrati nel mercato del lavoro e per questo non dispongono di una liquidità iniziale cospicua. La categoria dei neo lavoratori sono un grosso rischio per le banche. Inoltre gli istituti di credito che concedono il 100% sono obbligati da Bankitalia a stipulare una polizza assicurativa sulla parte che eccede la soglia dell’80%.
Quando alcuni istituti concedono il 100% la banca richiede della garanzie ulteriori. A questo proposito si fa riferimento alla situazione patrimoniale e creditizia. E’ possibile che la banca chieda una polizza assicurativa fideiussoria che copre soltanto la parte eccedente. Il beneficiario del prestito può pagare personalmente la parte eccedente oppure scegliere la polizza.
Se si ha intenzione di chiedere un mutuo al 100% è necessario avere un reddito derivante da un contratto di lavoro; meglio ancora se in famiglia è dimostrabile l’entrata di più di un reddito.
Richiedere un mutuo ordinario dà l’opportunità ad accedere ad un prestito che copre al massimo l’80% del valore dell’immobile. Si tratta di un limite massimo stabilito a priori per le operazioni che riguardano il credito fondiario. In ogni caso però, è possibile trovare alcune banche che offrono una possibilità speciale, corrispondente al finanziamento del 100% del valore del bene. Ad esempio, in linea generale, è possibile chiedere un mutuo di 160.000 euro per acquistare una casa che ha valore 200.000 euro. Le banche che finanziano il 100% offrono un mutuo di valore 200.000 euro chiedendo ulteriori garanzie.
Queste garanzie riguardano principalmente la tutela della parte eccedente, cioè quel 20% che la banca concede. E’ indispensabile che la banca ottenga una polizza fideiussoria sul valore di 40.000 euro (relativamente all’esempio riportato).
Nell’eventualità in cui manchi la polizza fideiussoria non è mai possibile stipulare un mutuo al 100%. Tuttavia altre tipologie di garanzie sono di supporto. Queste si configurano nel doppio reddito familiare e nell’impiego lavorativo. Queste garanzie non possono però, mai e in alcun caso sostituire la polizza fideiussoria.
Il TFR è l’anticipo di trattamento di fine lavoro. Si tratta di una soluzione molto utile da tenere in considerazione quando si vuole accendere un mutuo. Il TFR, se si lavora da molto tempo per la stessa azienda ad esempio, può evitare di dover ricorrere al mutuo oppure essere un supporto a questo nel caso in cui si voglia dare un anticipo cospicuo e chiedere una somma meno ingente. Anche nel caso in cui ci si trovi nella situazione di dover acquistare una casa tramite un mutuo concordato con una banca che eroga il 100% del valore dell’immobile, questa opportunità risulta essere tra le più comode. Il 20% eccedente può essere versato direttamente grazie all’ausilio del TFR.
E’ importante sapere che il TFR non può essere richiesto più di una volta e mai per un importo superiore al 70% di quanto maturato in un periodo di 8 anni. Tuttavia la Legge prevede che in alcuni casi è possibile chiedere il TFR anche prima di questo periodo.
Alla domanda se è meglio accendere un mutuo oppure ricorrere al TFR, la risposta non è immediata e netta. Occorre analizzare la situazione reddituale, il tipo di impiego, il valore dell’immobile e le condizioni contrattuali della propria banca.
Prima di decidere è conveniente valutare l’andamento del prezzo degli immobili e la rivalutazione annua del TFR che cambia spesso di anno in anno.
Se il tasso di interesse del mutuo è superiore alla rivalutazione del TFR, è conveniente optare per quest’ultimo. Tuttavia, sono da prendere in analisi anche le spese notarili, le spese di istruttoria e i diversi costi assicurativi.
La legge italiana ha stabilito un limite massimo all’applicazione dei tassi di interesse applicati ai finanziamenti e quindi anche ai mutui. Questa pratica serve a tutelare il mutuatario ed evitare che egli incorra nei cosiddetti “tassi usurai“. I tassi usurai sono tutti i tassi che superano il tetto massimo stabilito dallo stato italiano. Per conoscere questo valore occorre consultare il sito della Banca d’Italia e andare nella sezione “Vigilanza” cliccare su “contrasto all’usura” e controllare i tassi effettivi globali (TAEG). Nel momento in cui viene riscontrato un tasso d’usura è estremamente semplice chiedere l’annullamento del mutuo e smettere di pagare senza incorrere in sanzioni. E’ doveroso però, dimostrare l’effettiva presenza di un tasso eccedente.
L’annullamento viene disposto sempre dal giudice, e a far notare l’eccedenza può essere anche lo stesso mutuatario.
In particolar modo la legge cita testualmente: “la clausola è nulla, gli interessi non sono dovuti“. Cosa sta a significare? Qualora venga effettivamente riscontrata un’eccedenza nell’applicazione dei tassi, il mutuatario non deve pagare e che in caso di ipoteca, anche questa diventa nulla. Inoltre al mutuatario devono obbligatoriamente essere restituite le somme da lui versate a titolo di interesse.
Il credit scoring è un valore che viene calcolato per valutare un fattore molto importante nella decisione di assecondare la richiesta di un mutuo. Si tratta del grado di affidabilità creditizia. Questo è uno dei requisiti cardine perché una persona fisica possa vedersi accettata la propria richiesta. Il credit scoring è imprescindibile per le banche, poiché attraverso questo, si è in grado di determinare se un cliente è affidabile o meno. Tanto più si è affidabili, minore il rischio di insolvenza nei rimborsi. Il credit scoring viene calcolato meccanicamente tramite un software che analizza le informazioni inserite dalla banca. A ciascun richiedente viene attribuito un punteggio. Grazie a questo meccanismo si è passati da una valutazione meramente soggettiva, basata sul giudizio personale, ad un meccanismo che sfrutta l’intelligenza oggettiva e che quindi fornisce dei dati certi.
Il discorso del credit scoring non può non valutare una piccola discrepanza insita nello stesso sistema di credit scoring: i punteggi vengono assegnati sulla base di una regola che dipende strettamente dalla credit policy della banca in questione; ragione per cui è probabile che in una banca si ottiene un punteggio e in un’altra, uno diverso.
Le voci che prende in considerazione il credit scoring sono:
- Situazione familiare
- Reddito
- Destinazione del prestito e durata
- Tipo di impiego
- Età anagrafica
- Permanenza nel mondo del lavoro
- Capacità di risparmio
- Presenza di risparmi
Il risultato generalmente può essere di tre tipi:
- Soggetto a rischio ( quasi sicuramente la banca rifiuterà la richiesta di mutuo)
- Soggetto a limite (la banca può scegliere se accettare o rifiutare in base a diverse garanzie eventualmente presenti)
- Pratica processabile (la banca accetterà con molta facilità la richiesta di mutuo)
Può accadere con molta facilità che ad un certo punto non si riesce a pagare il mutuo. Questa situazione può verificarsi per problemi di reddito, perdita del lavoro, situazioni familiari particolari. Può accadere a chiunque di avere problemi economici e non riuscire a far fronte alle spese. Il mutuo è uno stato di indebitamento molto lungo, dinanzi al quale è preferibile però evitare di diventare morosi. Quando le rate insolute sono molte, la banca può prendersi il diritto di attivare alcune procedure per recuperare il credito. Può succedere che la casa venga messa all’asta per effetto dell’ipoteca, che il recupero crediti pignori uno o più beni appartenenti al beneficiario.
La situazione più grave è la perdita del bene, la conseguente trascrizione del proprio nominativo alla CRIF e la perdita definitiva nella possibilità di richiedere altri prestiti.
Per prima cosa occorre valutare i motivi per cui si è giunti in quella situazione e se c’è la possibilità di rimediare. Se il problema è temporaneo oppure definitivo e grave. E’ opportuno tenere in considerazione la possibilità di dilazionare ulteriormente le rate e pagare per importi più bassi. Parlare del proprio problema con la banca ci dà la possibilità di ottenere un piano d’ammortamento leggermente modificato e sicuramente più leggero.
Il consiglio principale è quello di evitare che la banca applichi il tasso di mora poiché in questo modo si chiuderanno definitivamente tutte le porte e le possibilità di riscatto. La soluzione migliore è quella di cercare un accordo con la banca.
Al momento della sottoscrizione del mutuo occorre applicare un tasso di interesse che rappresenta la ricompensa per l’ente che finanzia ed eroga la somma necessaria alla compravendita dell’immobile. Questi interessi confluiscono nella rata mensile e possono essere, come già spiegato in precedenza sia fissi che variabili. Le banche fanno riferimento all’Euribor per calcolare i tassi variabili e all’Eurirs per calcolare i tassi fissi. A questi vanno aggiunti lo spread. Lo spread rappresenta la remunerazione reale per la banca. Viene detto anche ricarico. Nel momento in cui la banca concede la somma richiesta, rivende il denaro ricaricato di un margine di guadagno. Questo sarà indispensabile per tornare in pari con i conti e neutralizzare le spese di gestione e iniziazione della pratica.
L’ammontare degli interessi è un valore direttamente proporzionale a tre variabili:
- Durata del finanziamento
- Tasso applicato
- Somma erogata
Moltiplicando fra loro queste variabili si ha il valore degli interessi.
Capitale X Tasso applicato X durata del finanziamento
Se lo si desidera, è possibile cointestare un mutuo. Questa procedura riguarda coniugi, conviventi e qualsiasi persona anche slegata da vincoli familiari. Nel momento in cui due persone decidono di sottoscrivere lo stesso mutuo, sono obbligate a rimborsare le rate sino a completa estinzione del debito. La cointestazione è una soluzione molto vantaggiosa sia per coloro che sottoscrivono, che per le banche che ricevono così maggiori garanzie di solvibilità e tutele legali. In alcune fattispecie le banche stesse sollecitano e suggeriscono questa soluzione poiché consente anche agli stessi mutuatari di versare importi minori. Naturalmente, è indispensabile che entrambe le persone cui si chiede la sottoscrizione siano in grado di fornire delle garanzie.
La co-intestazione è possibile anche fra coppie non legate da vincolo di matrimonio e tra quanti hanno un legame di parentela qualsiasi o che non ne hanno alcuno.
Il vantaggio principale nel mutuo cointestato risiede nella possibilità di accedere alle agevolazioni fiscali qualora si tratti dell’acquisto della prima casa. Infatti, nell’acquisto di un primo immobile sono previste delle agevolazioni fiscali che in caso di mutuo cointestato spettano ad entrambi i contribuenti del rimborso in egual misura. Si i titolari del mutuo risultano anche comproprietari della casa, la detrazione spetta ad entrambi. La percentuale detratta corrisponde circa al 19% degli interessi.
Nel caso di una coppia di coniugi, potrebbe capitare che vi sia una separazione. A quel punto la domanda sorge spontanea: chi paga il mutuo? E’ da precisare che nel momento in cui si sottoscrive un contratto, bisogna rispettarlo. Il mutuo quindi deve essere rimborsato alla banca. Il problema vero e proprio nasce quando uno dei due titolari del mutuo rifiuta di procedere nel versamento della propria quota. In questo caso si può procedere in diversi modi: uno prevede la vendita dell’immobile e l’estinzione consequenziale del mutuo; l’altra soluzione è procedere attraverso l’estinzione anticipata del mutuo. Nel primo caso è indispensabile che entrambi i titolari del mutuo siano d’accordo alla vendita dell’immobile; poiché nel caso in cui uno non sia favorevole ci sono altri parametri da analizzare.
E’ importante sapere anche che se la separazione tra i coniugi è consensuale, a livello contrattuale in merito al mutuo non cambia assolutamente nulla: le due parti titolari del contratto dovranno continuare a pagare il mutuo. Se la separazione non è consensuale e non si riesce a trovare un patto vantaggioso per entrambi i mutuatari. In questo caso le decisioni sono rimesse al giudice competente che prenderà provvedimenti e assegnerà l’obbligo di rimborso ad uno dei due coniugi o ad entrambi in base all’analisi di diversi fattori, fra cui la presenza o meno di minori.
Il finanziamento deve essere necessariamente rimborsato alla banca, la quale, in caso di insolvenza può agire legalmente nei confronti dei titolari del mutuo, e in particolar modo nei confronti di colui al quale è assegnato l’immobile.
l mutuatario ha sempre il diritto di chiedere il recesso dal contratto qualora si trovi costretto a dover prendere l’onere di pagamento per intero. Se il cointestatario si rifiuta di continuare a pagare la propria quota, l’altro coniuge può scegliere di pagare per intero o di chiedere la chiusura del mutuo. Se il coniuge decide di versare per intero la somma da corrispondere alla banca, e contemporaneamente sta versando assegni di mantenimento, ha il diritto di ottenere una riduzione dell’importo su questi ultimi.
Qualora si voglia acquistare un immobile all’asta, è possibile pattuire l’importo e i termini relativi a questo direttamente con un istituto di credito. Se si tratta di una prima casa, si avranno tutti i vantaggi fiscali previsti nell’iter tradizionale di mutuo. Per procedere alla richiesta occorre presentare la propria documentazione anagrafica, i documenti attestanti la situazione reddituale, eventuali patrimoni con finalità di garanzia; il bando di partecipazione all’asta; i documenti relativi la perizia effettuata precedentemente da un tecnico e in fine, l’atto notarile preliminare. Successivamente occorre aspettare che la banca fornisca una risposta. Se questa è positiva si prosegue alla sottoscrizione di un contratto tra banca e soggetto acquirente.
Sebbene il mutuo sia un contratto importante che ha un onere a lungo termine, la sua stipulazione può portare ad alcune agevolazioni fiscali. Quando si parla di agevolazioni è sempre bene precisare che si tratta di una situazione riferita all’acquisto della prima casa. Gli interessi che maturano sulle rate di rimborso, vengono portati ad una riduzione grazie all’Irpef dovuta dal cliente. Cosa si intende per prima casa? Per ottenere le agevolazioni fiscali, l’immobile deve essere residenziale; l’acquirente non deve possedere altri immobili ad uso abitativo su tutto il territorio nazionale.
E’ inoltre obbligatorio ai fini dell’ottenimento delle agevolazioni, cambiare la residenza e portarla nello stesso comune di residenza dell’immobile acquistato entro e non oltre i 18 mesi successivi al rogito. Se questo requisito non è soddisfatto, decadono le agevolazioni.
L’ammontare del risparmio si calcola tenendo conto di una serie di fattori. Per prima cosa l’IVA. Questa corrisponde solitamente al 10% ; ma nell’acquisto della prima casa si aggira intorno al 4%. L’imposta del registro pari, passa da un valore del 7% ad uno del 3%. Sulla prima casa viene detratta la Service Tax in alcuni comuni italiani; le imposte catastatale e ipotecaria sono fissate ad un valore di 168 euro e non ad un valore del 2% sul valore dell’immobile come imposto per gli immobili esenti da agevolazione.
Anche i lavori di ristrutturazione della casa possono essere posti in agevolazione fiscale. Il limite massimo previsto per usufruire di questo vantaggio è quello di un investimento pari a 2, 582,28 euro. Da questo importo viene detratto il 19%. L’IVA è ridotta al 10% se l’immobile è di tipo residenziale e una riduzione dell’Irpef della metà.
Per lavori di ristrutturazione si intendono anche alcuni lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria su tetti, scale, porte di ingresso e ascensori sia in seguito ad eventi calamitosi sia per l’eliminazione di amianto o per l’installazione di complementi finalizzati al risparmio energetico, all’impiego di energia rinnovabile, alla prevenzione di atti illeciti e all’adozione di misure anti sismiche.