Mutui Subprime: definizione e informazioni da sapere

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Spesso capita di sentir parlare di mutui subprime: di cosa si tratta e a chi sono destinati? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questo particolare prodotto finanziario.

Cosa sono i mutui subprime

Si tratta di mutui e prestiti presenti principalmente nell’offerta degli istituti bancari statunitensi, che dividono la propria clientela in prime e subprime a seconda della loro storia creditizia e della loro capacità di rimborso.
I subprime sono i clienti che in passato hanno avuto problemi economici più o meno gravi, come difficoltà sul piano finanziario, problemi di insolvenza o addirittura di bancarotta.

I mutui subprime sono quindi prestiti o finanziamenti erogati ad una tipologia di cliente ad alto rischio di insolvenza, che quindi non può accedere a prestiti concessi ai tassi di interesse di mercato.

Negli Stati Uniti vengono anche chiamati near prime, b-paper o second chance.

La storia dei mutui subprime

Questa particolare tipologia di mutuo ha fatto la sua comparsa intorno agli anni 90 e si è poi diffuso in maniera massiccia nel decennio successivo, quindi fino ai primi anni del 2000. In un periodo in cui il valore degli immobili era in costante crescita, i mutui subprime consentivano di concedere liquidità per l’acquisto di una casa anche ad una categoria di clienti considerati inaffidabili e ad alto rischio. In caso di insolvenza, infatti, la banca sarebbe entrata in possesso dell’immobile oggetto di ipoteca, rientrando così totalmente del suo investimento.

La crisi dei mutui subprime

Questo continuò in maniera indisturbata e sempre più massiccia fino al 2008, quando tutto il castello crollò, dando origine alla crisi economica che ha segnato profondamente la storia degli anni successivi e che ancora oggi fa sentire i suoi effetti. Alla fine del 2006, tanto per fare un esempio, si stima che negli Stati Uniti i mutui subprime avessero raggiunto un valore di circa 600 miliardi di dollari.

Tutto questo era ulteriormente aggravato dalla pratica della cartolarizzazione: in pratica questi finanziamenti venivano scambiati in borsa come se fossero azioni o obbligazioni, teoricamente per disperdere il rischio, oltre che per aumentare il profitto.

In realtà la pratica di cartolarizzare i mutui subprime ha distribuito in maniera capillare l’elevato rischio che questo tipo di mutuo comporta, coinvolgendo così compagnie di assicurazione, istituti di credito, fondi di investimento e così via, provocando un buco economico incontrollabile che ha coinvolto l’intero mondo, e non solo quello finanziario.

L’inizio della crisi dei subprime

Come molti di voi ricorderanno bene, l’immagine che ha caratterizzato l’inizio di questa crisi è il fallimento della banca Lehman Brothers Holding Inc, insieme a Salomon Brothers, seguito dal fallimento e dalla bancarotta di molte delle principali agenzie di credito americane, tra cui ad esempio, la New Century Financial Corporation, Goldman Sachs e Morgan Stanley. A seguito di questo molti investitori persero i loro capitali, che in molti casi erano costituiti dai risparmi di una vita.

Le caratteristiche dei mutui subprime

Ma veniamo alle caratteristiche dei mutui subprime che, come abbiamo visto, sono rivolti ad una clientela particolare, considerata ad alto rischio.

La caratteristica più rilevante di questo tipo di prodotto finanziario sono i tassi di interesse, che risultano sensibilmente più elevati rispetto a quelli proposti normalmente a clienti che non hanno un alto profilo di rischio.

Gli istituti di credito possono proporre anche configurazioni che prevedono tassi di interesse variabili nel corso del periodo di rimborso del prestito, passando ad esempio da un tasso fisso ad un tasso variabile dopo un certo numero di rate rimborsate. Di conseguenza, in questo caso, varia anche l’importo della rata. A volte può essere richiesto anche un periodo di preammortamento, in cui il debitore deve rimborsare solamente gli interessi, per poi passare al rimborso del capitale.

Non possono mancare delle consistenti garanzie, vista la tipologia di cliente a cui si rivolgono i mutui subprime. In genere la banca iscrive un’ipoteca sull’immobile oggetto del mutuo, che in caso di insolvenza da parte del debitore diventa di proprietà della banca, che in questo modo può rientrare del suo investimento.

Le tipologie di mutui second chance

I mutui second chance, o subprime, non sono tutti uguali: ne esistono diverse tipologie che si differenziano tra loro per alcune caratteristiche. Tra questi possiamo ad esempio distinguere:

  • i mutui interest only: questo tipo di prodotto dà la possibilità al contraente di pagare solamente la quota di interessi maturata sulla cifra presa in prestito. Questo avviene per un periodo di tempo determinato in fase di stipula del contratto, periodo che può durare anche 5 o addirittura 10 anni.
  • I mutui a tasso fisso iniziale, che dopo un periodo prestabilito si trasformano in mutui a tasso variabile. Questo tipo di mutuo subprime sta conoscendo un successo sempre maggiore tra i richiedenti a partire dagli anni 90. Anche in questo caso ce ne sono di diverse tipologie. Una delle più gettonate è quella dei cosiddetti mutui 2-28, che offrono per due anni un tasso fisso abbastanza basso, che poi si trasforma in tasso variabile per i successivi 28 anni o comunque per la durata residua del mutuo.
  • I mutui pick payment, che consentono al mutuatario di scegliere un tipo di pagamento mensile.

Chi sono i clienti dei mutui subprime

Come abbiamo visto, i clienti subprime sono considerati ad alto rischio di insolvenza: hanno infatti alle spalle una storia creditizia tutt’altro che impeccabile, caratterizzata da rate non rimborsate, ritardi, pignoramenti, fallimenti, bancarotta o comunque da situazioni finanziarie poco chiare e difficilmente documentabili. A volte risulta anche privo di persone che possano garantire per lui o di proprietà che possano fungere da garanzia per l’istituto di credito. In Italia di solito questo tipo di cliente viene definito cattivo pagatore oppure protestato.

Nonostante ciò e pur considerando l’alta probabilità di insolvenza, gli istituti di credito statunitensi sono abbastanza di manica larga nell’erogazione di questo tipo di mutui e di prestiti, dando una possibilità di accesso al credito anche ad una fascia di popolazione che normalmente ne sarebbe esclusa ma esponendosi a forti rischi, con i risultati che abbiamo visto.

Come si fa a classificare un cliente come subprime?

Negli Stati Uniti questo avviene in maniera abbastanza semplice: la clientela è infatti classificata in base ad un punteggio, assegnato in base a inadempienze, pignoramenti e disguidi vari. Questi punteggi vanno in genere da 300 a 800: un punteggio inferiore a 620 porta alla classificazione come cliente subprime, che può comunque accedere a determinati prodotti specifici, come carte di credito, prestiti e mutui subprime, ovviamente a determinate condizioni, come abbiamo visto.

Altri prodotti: le carte di credito subprime

A partire dagli anni 90 alcuni istituti di credito hanno cominciato ad offrire la possibilità di attivare carte di credito anche ai clienti subprime, cioè con una passato di problemi finanziari e con punteggi che normalmente non avrebbero permesso di ottenerne una.
Si tratta però di carte con limiti di credito abbastanza bassi e che prevedono tariffe molto elevate e tassi di interesse che possono arrivare anche al 30%.

Con il passare degli anni molte banche e istituti di credito sono stati costretti a rendere i loro prodotti più appetibili a fasce sempre più vaste di clienti, non esclusi i clienti subprime.

A partire dal 2007 circa, quindi, sono apparse sul mercato nuove carte di credito subprime, che prevedono tassi di interesse che vanno dal 9,9 al 24%.

Oltre al fatto di concedere fiducia anche a clienti che non avrebbero normalmente accesso al credito, le carte di credito subprime hanno un altro aspetto positivo. Se le pendenze vengono saldate in maniera regolare e puntuale, infatti, possono aiutare a migliorare i punteggi di credito del cliente.

Prestiti auto negli Stati Uniti: siamo di fronte ad una nuova bolla?

Dopo la crisi dei subprime del 2007, che ha messo in ginocchio l’economia mondiale per i successivi anni e da cui non ci siamo ancora pienamente ripresi, c’è una nuova bolla che pare profilarsi all’orizzonte negli Stati Uniti. Si tratta dei prestiti concessi agli studenti americani per acquistare un’automobile, prestiti che a quanto pare vengono concessi con estrema facilità anche a soggetti a rischio.

Sono ormai molti mesi che le cifre prese in prestito continuano a salire in maniera inarrestabile, e di pari passo si sta rafforzando il tasso di insolvenza, che ha segnato un +16% rispetto all’anno precedente. Insomma, sono dati che cominciano a far sudare freddo gli analisti finanziari che stanno osservando il fenomeno.

A far temere maggiormente è il mercato delle auto di seconda mano, che i concessionari sono in genere disposti a vendere anche a clienti che con tutta probabilità non riusciranno mai a rimborsare il prestito contratto per acquistarle.