Indice dei contenuti
- 1 Cos'è l'Euribor
- 2 L'Euribor nel mutuo a tasso variabile
- 3 La durata
- 4 Le altre differenze di rilevazione
- 5 Le banche che rilevano l'Euribor
- 6 I vantaggi dell'Euribor
- 7 Addio Euribor: cosa succederà?
Mutui e Euribor: due parole che vediamo spesso associate, ma di cui molti a digiuno di conoscenze in materia finanziaria ne ignorano significato e implicazioni. L’Euribor è il parametro utilizzato per effettuare il calcolo del tasso di interesse nei mutui ipotecari a tasso variabile, ovvero quei finanziamenti casa che non prevedono una rata fissa di ammortamento ma di importo variabile, in cui influiscono appunto anche le oscillazioni del mercato. In questa sede cerchiamo di analizzare tutto ciò che riguarda mutui ed Euribor, in particolare per ciò che riguarda l’impatto pratico dell’applicazione di tale indice nel rimborso del finanziamento ottenuto dalla banca.
Cos’è l’Euribor
Come molta terminologia tecnica in ambito economico e finanziario, anche Euribor è una sigla che indica in maniera sintetica un concetto o un insieme di parole, nello specifico è la contrazione di Euro Interbank Offered Rate. Con la costituzione dell’Unione Europea, l’Euribor ha sostituito gli indici nazionali vigenti fino al 1998 per calcolare
l’indicizzazione dei mutui a tasso variabile: questo tasso di interesse viene calcolato in varie durate dai singoli istituti di credito, sulla base della rilevazione giornaliera, e utilizzata come semplice media delle quotazioni effettuate da un gruppo di banche rappresentative nel panorama internazionale del credito, selezionate dalla Federazione Bancaria Europea.
L’Euribor nel mutuo a tasso variabile
Venendo alle conseguenze pratiche del rapporto tra mutuo e Euribor, la rata mensile di ammortamento, oltre alle spese accessorie che vengono rilevate dal TAEG, il Tasso Annuo Effettivo Globale comprensivo di tutte le spese di un finanziamento, viene composta in via principale
dal tasso Euribor più lo spread, dove la prima costituisce la componente variabile del tasso applicato sulle rate, mentre lo spread la parte fissa, che pertanto resterà invariata per tutta la durata del mutuo. Grazie alla garanzia dell’ipoteca, lo spread generalmente si tiene su livelli molto bassi, ma la sua combinazione con l’Euribor consente scostamenti anche molto ampi nella convenienza, pertanto si consiglia sempre di leggere attentamente i fogli informativi delle banche o richiedere spiegazioni dettagliate per sapere tutto dei costi del proprio mutuo.
La durata
Il primo aspetto importante dell’Euribor riguarda la sua scadenza o durata, che viene calcolata in quattro momenti temporali differenti, ovvero:
- 1 mese
- 3 mesi
- 6 mesi
- 12 mesi
In genere gli istituti di credito scelgono per i mutui a tasso variabile di applicare l’Euribor con scadenza a 6 mesi, sebbene il più conveniente si sia rivelato, sulla scorta dei calcoli degli ultimi 15 anni di applicazione del tasso, quello a 1 mese. Emerge infatti un risparmio fino a 50 euro per ogni mese con un mutuo a tasso variabile indicizzato a questa durata rispetto all’Euribor trimestrale o semestrale, eccetto che per alcuni periodi di rialzo dei tassi. In linea generale possiamo affermare che le differenze tra le varie durate sono minime, incidendo poco sulla rata mensile, ma nell’ottica di un mutuo di durata trentennale ad esempio, si può parlare di un risparmio (o viceversa di una spesa maggiore) anche di parecchie centinaia di euro.
Le altre differenze di rilevazione
Nella rilevazione del tasso Euribor incidono anche la data e la base di applicazione del tasso stesso. Nel primo caso la variazione è affidata al singolo istituto bancario, per cui possiamo avere una rilevazione effettuata il primo giorno del mese, oppure il 15 o il 20 del mese precedente, o ancora l’ultimo giorno lavorativo del mese antecedente la scadenza della rata. Più rari, ma comunque possibili, sono i calcoli del tasso sulla media del mese o trimestre precedente. Altra differenza decisiva
riguarda la base del tasso presa in considerazione per il calcolo, che può essere di 360 o 365 giorni, a seconda che si consideri l’anno commerciale oppure quello solare. Attualmente lo scarto appare pressoché ininfluente, ma in anni passati si è verificato che lo scostamento di un Euribor a 365 giorni fosse più elevato di uno 0,05 rispetto all’Euribor 360, producendo un aumento di circa 3 euro al mese sulla rata, a cui si aggiungevano altri 3 euro causa arrotondamento, che spesso risultava superiore di un altro 0,05.
Le banche che rilevano l’Euribor
Come abbiamo detto il tasso Euribor viene calcolato sulla scorta delle quotazioni rilevate da un gruppo di istituti internazionali, e il dato viene pubblicato tutti i giorni alle ore 11. Queste sono le 20 banche che rappresentano tale mondo creditizio nel suo complesso:
- Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (Spagna)
- Banco Santander (Spagna)
- Banque et Caisse d’Épargne de l’État (Lussemburgo)
- Barclays (Regno Unito)
- Belfius (Belgio)
- Bnp-Paribas (Francia)
- CaixaBank (Spagna)
- Caixa Geral De Depósitos (Portogallo)
- CecaBank (Spagna)
- Crédit Agricole (Francia)
- Deutsche Bank (Germania)
- DZ Bank (Germania)
- HSBC France (Francia)
- ING Bank (Olanda)
- Intesa Sanpaolo (Italia)
- Monte dei Paschi di Siena (Italia)
- National Bank of Greece (Grecia)
- Natixis (Francia)
- Société Générale (Francia)
- Unicredit (Italia)
I vantaggi dell’Euribor
Prima che entrasse in vigore l’Euribor dal 1 gennaio 1999 in Italia era utilizzato il Ribor (Rome Inter Bank Offered Rate) come parametro di riferimento per determinare il tasso variabile dei mutui: questo indice veniva rilevato sulla piazza di Roma da un campione rappresentativo dei maggiori istituti di credito nostrani, e offriva un’indicazione circa il costo del denaro a breve termine. Rispetto ad allora
l’Euribor si è rivelato uno strumento molto più conveniente per le famiglie allo scopo di determinare la rata mensile di ammortamento, poiché con l’introduzione dell’Euro le speculazioni di mercato che periodicamente affossavano la Lira sono scese ben al di sotto del limite di guardia, tramutandosi in un significativo risparmio per i mutuatari.
Negli ultimi 15 anni infatti i mutui a tasso variabile si sono rilevati estremamente vantaggiosi per i contraenti, grazie ad un costo del denaro che è rimasto costantemente basso in virtù delle politiche monetarie attuate, favorendo la stipulazione di finanziamenti per la casa che non hanno risentito di eccessive oscillazioni sul mercato.
Addio Euribor: cosa succederà?
Chi ha un mutuo ipotecario di lunga durata con il taso variabile si sarà forse allarmato alla notizia che entro il 2022 l’Euribor verrà sostituito da un nuovo parametro di indicizzazione, teoricamente più esposto alle speculazioni di mercato. Al momento l’entrata in vigore del nuovo tasso è stata rimandata di due anni rispetto alla scadenza originaria, per cui
si continuerà a indicizzare i mutui variabili con il parametro Euribor vigente e per ora nulla cambia rispetto a prima. In questo lasso di tempo, in cui non sono escluse ulteriori proroghe, le banche potranno con calma individuare gli strumenti più utili da adottare per rendere meno impattante il passaggio al nuovo meccanismo di calcolo per i clienti che hanno sottoscritto un finanziamento casa a tasso variabile.
Al momento il futuro è ancora nebuloso, e si stanno ancora studiano le nuove regole di calcolo, ma le previsioni degli esperti è che i mutui casa a tasso variabile continueranno ad essere molto convenienti, come lo sono stati dal 2004 ad oggi, per favorire la compravendita degli immobili: le stime più prudenti parlano di uno scostamento fra 1 e 5 punti base tra il nuovo Euribor che verrà e quello attuale.